Ancora sulle carte di scacchi!
Spendo ancora alcune parole per le “mie” carte scacchistiche, con una premessa doverosa: non sono in vendita! Questo per fugare subito ogni sospetto che il mio interesse per esse sia meramente commerciale e per ribadire che esse servono da incentivo alla disciplina dei bambini.
Ho avuto diverse ottime richieste per commercializzarle in tutta Italia ma per ora ho tralasciato ogni elementare regola di marketing. Il motivo è semplice, le carte hanno un senso se inserite in un contesto metodologico che le valorizzi. Pertanto la mia intenzione è di strutturare al meglio il mio metodo ideografico e magari proporne alla Federazione Scacchistica Italiana una implementazione tale da proporlo alle scuole come strumento didattico.
Come già scritto in un precedente articolo al momento l’idea migliore mi sembra quella di prevedere dei livelli di competenza secondo questo immaginario percorso:
L’idea è quella di accompagnare i bambini verso una maggiore competenza scacchistica dandogli dei rinforzi visivi (e non solo…) per la loro memoria.
Per fare un esempio, si inizia con le carte celesti, che comprendono i movimenti dei pezzi o alcune rime semplici: queste carte vengono consegnate ai bambini dopo le prime lezioni (ogni bambino avrà una carta diversa dagli altri per stimolare la socialità e lo scambio).
Quando i bambini non fanno più errori di movimento dei pezzi allora regalo loro delle carte verdi (quindi per loro è già una conquista), che prevedono delle mosse semplici (tipo la forchetta, il doppio di cavallo, le “mosse lunghe” ecc.) , oppure dei semplici matti in una mossa definiti con nomi di fantasia.
Quando i bambini hanno dato prova di aver superato il livello precedente, di solito sono passati dei mesi, allora inizio a proporre le carte gialle, in cui la difficoltà è maggiore e richiede una visualizzazione di due mosse a mente.
Quindi si procede, ma occorrono degli anni scolastici, con le carte arancione e iridate.
Ovviamente per ogni livello la varietà di carte è di oltre un centinaio, quindi i bambini non avranno modo di annoiarsi.
Il matto della “nonna”.
Ho ricevuto numerosi spunti
relativi alla denominazione di questo matto, e mi pare doverosa qualche
precisazione.
Qualche anno fa, per evitare che i bambini facessero stallo con Re e Regina contro Re, ideai un sistema che ne diminuisse la possibilità. Si tratta di procedere a salto di Cavallo sino a costringere il Re difendente in due sole caselle, quindi solo allora intervenire col Re e dare scacco matto.
Per meglio spiegare questo scacco matto ai bambini decisi di ricorrere ad una scenetta familiare: quella della nonna che cerca di abbracciare il nipotino che invece – per gioco – scappa; la nonna insegue allora il nipotino con le braccia tese ed esclamando “dove vuoi scappare da qui non passi!”; naturalmente quel birbone del nipotino riesce a scappare finché possibile e alla fine in un angolo trova un tavolo dove girare in tondo e la nonna è costretta a ricorrere all’aiuto del nonno, che accorre in suo sostegno sino a che la nonna abbraccia il nipotino, lo cattura, e lo bacia sulla fronte!
I bambini ridono sempre quando racconto loro questa storia e quando chiedo loro di ripeterla sulla scacchiera ideografica raramente hanno difficoltà, poiché li agevolo visivamente con le orme dei piedi e con i fuochi (per evidenziare le case controllate dalla “nonna”); inoltre in questo modo si attenua il senso di sconfitta poiché si inserisce l’elemento ludico di un contesto familiare ben conosciuto.
Insomma, sia chiaro che non si voleva connotare la “nonna” in senso negativo!
Fantasia (dei bambini) al potere!
Altro
suggerimento che accetto di buon grado è quello di lasciar inventare e combinare
i nomi dei matti ai bambini stessi e cito il matto rappresentato in figura che è
appunto il frutto della fantasia dei bambini: originariamente l’avevo chiamato
il “matto degli accompagnatori” poiché la dinamica ricorda quella di un adulto
che accompagna un neonato “abbambinandolo” da sinistra a destra o viceversa.
Quando lo proposi ai bambini qualcuno mi disse che sembrava che il Re fosse
scortato da due “gorilla” e qualche altro mi disse “No: sembra proprio il
gorilla che quando corre muove le braccia così!” Ed io immaginai la scena del
gorilla “caracollante” e mi parve una buona idea: chiesi ai bambini quale nome
preferissero e fu un plebiscito per “matto del gorilla“.
Per questo non sono contrario a lasciare che siano i bambini stessi ad inventare i nomi dei matti!
Come si comprende da questi due esempi la raccomandazione che faccio ai colleghi istruttori è quella di associare la spiegazione di questi matti con delle scenette recitate o quantomeno mimate fisicamente: l’attenzione dei bambini è catturata e la loro memoria raddoppiata.
Matto dello sceriffo!
Per
concludere un ultima “scenetta” di matto che propongo ai più bravini (in genere
dopo un paio di anni di corso) è quella del matto dello sceriffo, così chiamato
perchè il Re attaccante recita la parte attiva dello sceriffo che assicura il Re
fuggiasco alla Giustizia. Si tratta del modo più rapido per dare matto al Re, ma
poiché i bambini si confondono lo propongo quando hanno già dimestichezza con il
matto delle “sentinelle” e dei “passeggiatori” che sono i classici matti che si
insegnano coi pezzi pesanti.
Ai bambini, nel quadretto finale, mimo il Re attaccante (lo Sceriffo) che estrae dal cinturone le sue due pistole e intima all’avversario: “Altolà, scacco matto!”