Giocare a scacchi con le carte.

 Insegnare significa trasmettere passione.

Prima di parlare delle carte scacchistiche mi piacerebbe fare una premessa sul mio approccio all’insegnamento degli scacchi. La cosa più importante – a mio parere – è trasmettere la passione per gli scacchi, e per farlo è necessario comprendere quali sono le aspettative di chi sta per impararli: per qualcuno gli scacchi sono “solo” un gioco, per altri uno sport, per altri scienza o tecnica, per altri ancora arte, per qualcuno un esercizio di raziocinio e per altri ancora sono creatività e fantasia.
Che fare? Non è possibile che ci sia una modalità che abbracci tutte queste aspettative, e quindi il mio consiglio è di non essere troppo sistematici per evitare di deludere molti principianti che stanno avvicinandosi agli scacchi.

Evitiamo di far diventare i bambini come avremmo voluto diventare noi.

Il discorso si complica ancora quando si tratta di insegnare ai bambini, perché loro non hanno ancora una “forma-mentis” e allora ogni in-forma-zione rischia di diventare una de-forma-zione: cioè cerchiamo di far diventare i bambini come avremmo voluto diventare noi (cosa già nota a tutti gli onesti pedagoghi di tutti i tempi).

Ascoltare e osservare i bambini.

Io penso di aver in parte risolto questo problema col rispetto di una regola semplice semplice: immedesimarsi sempre nel prossimo in modo da capire le loro esigenze, siano essi bambini di 4 o 5 anni o anziani di 80 anni! Grazie a questa empatia – che è la vera base di ogni comunicazione umana – riesco ad essere sempre ricettivo ed imparare ogni giorno cose nuove semplicemente ascoltando le idee dei bambini.
A tale proposito cito una frase illuminante di Pablo Picasso:

“Ho impiegato tutta la vita per imparare a disegnare come i bambini”
Pablo Picasso

Sulle carte meglio scacchi che Pokemon

Ed ora – fatta questa doverosa premessa – veniamo alle carte scacchistiche. Circa 6 anni fa ho iniziato una fantastica esperienza in una scuola primaria di Sassari (che d’ora in poi chiamerò per brevità “Via Washington”) con due classi di prima elementare con le quali ho condiviso un percorso per tutto il ciclo delle scuole primarie.
Inizialmente le mie lezioni erano di tipo frontale per quanto riguarda la parte teorica e completamente libere per la parte pratica, ma col passare degli anni mi accorsi che anche la parte teorica può essere resa molto interattiva con grande beneficio per la cosiddetta “curva dell’attenzione” che altrimenti non può durare più di 15 minuti.
Poiché arrivavo subito dopo la pausa pranzo spesso i bambini erano ancora in “ricreazione” e li vedevo scambiarsi delle carte con “mostricciattoli” giapponesi di cui conoscevano a memoria tutti gli impronunciabili nomi. La cosa mi stupì e mi fece riflettere: prima di tutto sulle capacità pedagogiche di questo strumento, poi per l’entusiasmo che i bambini mostravano a scambiarsele (che mi ha ricordato quello della mia generazione per le figurine “Panini”). In quel momento balenò in me un’idea fantastica: perché non realizzare delle carte con diagrammi scacchistici in cui si ponevano ai bambini dei semplici problemi da risolvere (tipo matto in una mossa)?
Il tutto, ovviamente, corredato da nomi fantasiosi, perché ai bambini piacciono e perché nella mia mente era sempre indelebile l’immagine del “Matto del barbiere”.

Così ne parlai al mio amico Michele Devilla (anche lui istruttore e complice delle mie “invenzioni”) che lavora in una tipografia e lui mi ha subito assecondato curando tutta la parte grafica.

Qui sotto riporto alcuni esempi delle migliaia di carte che realizzammo: a sinistra carte verdi (dal colore del retro della carta) con problemi del tipo il bianco muove e dà matto in una mossa; a destra carte gialle con matti in due mosse.

Esempio di carte scacchistiche

Esempio di carte scacchistiche

Proposi subito al Comitato Regionale Scacchi Sardegna l’iniziativa, che venne accolta con favore dal presidente Roberto Abis e dai consiglieri e  prontamente finanziata. In questo modo ho potuto dare gratis le carte alle scuole.

Successo immediato

La cosa straordinaria, e in parte prevedibile, fu l’entusiasmo dei bambini per queste carte e l’incredibile capacità di ricordare i nomi dei matti e le situazioni.
Fu l’occasione per utilizzare le carte come incentivo per i più disciplinati con risultati da subito eccezionali, bastava che dicessi “Ai più silenziosi regalerò 3 carte in più” che tutta la classe diventava meno rumorosa, con grande vantaggio per la concentrazione e l’apprendimento.
Inoltre le lezioni successive c’era sempre qualcuno che mi diceva “Ho  trovato il matto del pinguino” oppure “Io il matto dell’esploratore non l’ho capito”, che io avevo degli spunti per la lezione da fare, e così iniziai ad integrare nella mia metodologia per le lezioni teoriche lo strumento delle carte. Coinvolsi i bambini nell’invenzione dei nomi per i matti, e quando furono in terza elementare mi chiamavano a guardare le loro partite per mostrarmi i matti e chiedere “Come si chiama questo?” Se il matto era originale io dicevo “Non ha ancora un nome” e allora per i bambini era una festa inventarselo (come quando noi scacchisti pensiamo di avere trovato una novità teorica in apertura)

A proposito di aperture, abbiamo realizzato carte anche per quelle.
Si tratta di carte che avevano solo un preteso valore mnemonico, invece anche in questo caso ho visto i bambini – arrivati nel frattempo in quarta elementare - collezionarle con grande interesse e imparare i nomi delle aperture meglio talvolta del loro stesso istruttore!

Ed infine un esempio di carte che raffigurano momenti di gioco e sono impreziosite da proverbi e detti scacchistici di cui vi parlerò in qualche prossimo appunto.

Carte arcobaleno con proverbi scacchistici

Carte arcobaleno con proverbi scacchistici

Un percorso didattico incentrato sulle carte.

Per concludere devo dire la cosa più importante: sono almeno dieci anni che avrei voluto fare un manuale per principianti che fosse strutturato a livelli, da zero a quattro per esempio. Ho visto che a livello internazionale c’è molta attenzione per lo Stappenmethode, che ancora non conosco purtroppo, ed io credo che sia la strada giusta da seguire: è inutile sovradimensionare l’informazione, meglio semplificarla per il livello reale dell’allievo (e mi riferisco proprio al singolo).
Così ho deciso di strutturare il sistema delle carte scacchistiche secondo questo percorso ideale:

Le carte scacchistiche di Sebastiano Paulesuil sentiero
carte celesti con movimento dei pezzi, rime, mosse lunghe e corte, ritagli di matti incastrati in disegni;

il giardino
carte verdi con mosse semplici, matti in una, proverbi, aperture semplici di una mossa;

il labirinto
carte gialle con mosse complesse, matti in due, proverbi, aperture due mosse;

il castello
carte arancio con mosse brillanti, matti in tre, rime, aperture di tre mosse;

il tesoro
carte arcobaleno con mosse antologiche, matti in 4, rime, aperture di più di tre mosse.